La chiesa di San Biagio

Autore: Arrigo Franceschi

Le origini di Favrio non sono note. Racconta la leggenda che il paese è sorto vicino ad un vecchio castello. E’ molto probabile che più che di un castello si trattasse di una torre di osservazione e di segnalazione, di origine medioevale, posta in una posizione dominante da dove poteva essere controllata gran parte della valle e ben visibile da tutti i castelli della zona. La stessa torre era situata probabilmente dove adesso c’è la chiesa e vicino ad essa sorsero le prime case del paese ed effettivamente la parte più vecchia dell’abitato è quella a valle della chiesa stessa. (vedere articolo in merito)

La cappella di S. Biagio viene ricordata per la prima volta nel 1482, anche se il titolo sembra ricondurla a tempi più remoti. Poche sono le chiese dedicate in Trentino a questo Santo al quale è intitolata, già dal 1071, la cappella del palazzo vescovile accanto alla Cattedrale di San Vigilio a Trento. Il primo documento che si riferisce alla chiesa di Favrio è del 12 aprile del 1497 e con esso viene investito del beneficio un presbitero del duomo di Trento. Come fosse l’edificio non è dato di sapere, ma se gli affreschi della cappella laterale destra risalgono al 1500, una delle ipotesi potrebbe essere che si trattasse di una piccola cappella, forse di impianto tardogotico, visto il contorno degli affreschi stessi. Poiché le chiese sono normalmente orientate con l’abside verso est è probabile che, anche in origine, la disposizione fosse quella attuale. Se gli altari attualmente esistenti risalgono, salvo qualche piccola modifica, al ‘600 ed allo stesso periodo si fa risalire la porta principale significa sicuramente che, quantomeno in quel secolo, la pianta della chiesa era già quella esistente (esclusa la nuova sacrestia). Notizie un po’ più dettagliate si possono ricavare dagli atti visitali, delle relazioni a seguito di sopralluoghi, su disposizione del Principe Vescovo Bernardo Clesio che, a partire dal 1537, vennero effettuati a scadenza periodica. Nel 1580 la chiesa è in condizioni discrete e ci sono due altari, uno dedicato a S. Biagio e uno dedicato a S. Antonio. Nel 1603 gli altari sono tre, ne esiste uno nuovo che è dedicato a S. Rocco; si accenna anche al campanile la cui porta ha bisogno di riparazione. Viene inoltre raccomandato di riparare il tetto e di chiudere la chiesa di notte. Negli anni 1616, 1633, 1671, 1695, 1708, 1727 non vengono riscontrate variazioni di rilievo, se si esclude un nuovo confessionale (“un confessionario di nogara“), fatto nel 1703.

Dal 1750 non viene più nominato l’altare di S. Antonio, ma già nel 1768 gli altari sono tre: altare maggiore, altare della Madonna con immagine di S. Lucia ed altare di S. Rocco. Esiste anche una Via Crucis non ancora benedetta. Il 23 ottobre del 1788 in assemblea di Regola, alla presenza del notaio Lodovico Levri di Fiavè, viene decisa la formazione del capitale per il salario del curato. Il 15 gennaio 1790 viene riconosciuta, a seguito degli impegni assunti l’anno precedente, la primissaria curata. Viene nominato curato don Gregorio Bottesi da Lundo e vengono precisate tutte le condizioni: da quello che spetta al curato, in denaro e in natura ( legna, cereali, legumi…), ai i suoi obblighi verso la comunità ( celebrare un preciso numero di messe, insegnare a scuola….). Sono intanto in corso i lavori per la costruzione della canonica e nello stesso anno i vicini, così si chiamano i capifamiglia, di Favrio chiedono alla Curia l’ autorizzazione per poter lavorare anche nei giorni festivi, dopo le sacre funzioni, alla fabbrica della stessa. Il 9 ottobre del 1821 viene riconosciuta la necessità di un fonte battesimale anche per Favrio, che ha in quel periodo trenta fuochi, cioè trenta famiglie. Da allora non occorre più recarsi per i battesimi nella Chiesa di Vigo Nel 1825 tra i vari beni inventariati risultano anche due campane. Il 28 aprile 1828 viene presentata la richiesta della presenza stabile del S.S. Sacramento ed è allestito un capitale di 500 fiorini imperiali che assicura la provvigione dell’olio. L’ autorizzazione viene concessa in data 7 giugno 1828. L’anno successivo viene richiesta l’autorizzazione a celebrare solennemente, a scadenza annuale, la perpetua custodia del S.S. Sacramento con una processione la prima domenica di luglio: la tradizione continua tuttora. Nel 1854 viene collocato il ciborio dell’altare maggiore a sei colonne. Nel 1869 la chiesa presenta “la necessaria decenza“, ci sono tre altari con pietra sacra portabile, e la canonica è in lodevole stato. Si segnala invece che nel cimitero manca il luogo per il feretro e soprattutto che la sacrestia è inservibile per la sua angustia e quindi viene invitato il Comune ad approntarne una più confacente per la conservazione dei vari arredi. La nuova sacrestia viene perciò costruita negli anni seguenti.

Nel 1884 viene chiesta l’autorizzazione a far benedire da parte dei Frati Francescani la nuova Via Crucis, quella attuale, in sostituzione della vecchia che è molto deteriorata. La cerimonia avviene il 6 marzo. Nel 1917, quando per fare cannoni vengono requisite da parte del governo austriaco tutte le campane,anche a Favrio ne rimane soltanto una, la campana “vecia” che suona ancor oggi le ore canoniche. Nel 1928 vengono benedette e collocate sul campanile due nuove campane, battezzate S. Biagio e S. Margherita. A proposito di S. Margherita è opportuno precisare che la popolazione di Favrio ha sempre avuto particolare devozione per questa Santa. Fino al 1787 il 20 luglio era infatti festa di precetto. In questa data i “vicini” di Favrio chiedono al Vescovo di essere dispensati dall’ osservarla perché in tale periodo la popolazione é impegnata per la raccolta delle messi. Rimane comunque ancora per quel giorno la tradizione di una processione intorno alla chiesa. Purtroppo le notizie che riguardano le caratteristiche architettoniche della chiesa e del campanile sono introvabili. Della chiesa abbiamo già parlato, per quanto riguarda il campanile sappiamo che nel 1603 esisteva, ma quale forma avesse, quali modifiche abbia subito nel corso dei secoli non è dato di sapere. L’ultimo intervento di una certa entità è testimoniato dalla data 1884 incisa sul capitello di una bifora. Anche sul cimitero non ci sono dati precisi. Sicuramente fino agli inizi dell’800 era collocato, come in moltissimi paesi, intorno alla chiesa. Quello attuale è stato invece realizzato a seguito dell’entrata in vigore delle leggi napoleoniche che disponevano che i cimiteri fossero fuori dagli abitati.

Singolare è comunque che nel 1837 il Decano di Lomaso segnali a Trento che in vari Comuni (tra cui Favrio) a seguito dell’epidemia di colera sono stati seppelliti, almeno in parte, cadaveri in luogo non sacro con una semplice croce in legno e senza alcuna recinzione e chieda l’autorizzazione di poter usufruire dei cimiteri vecchi. L’ autorizzazione viene concessa per un periodo di dieci anni. Tutto questo potrebbe significare che lo spazio del cimitero nuovo, sicuramente esistente, era temporaneamente esaurito. Per concludere è giusto parlare, anche se brevemente, dei sacerdoti che, si sono succeduti alla guida della curazia di Favrio. Doveva essere comunque una curazia alquanto misera se nel giro di cinque anni, dal 1790 al 1795, cambiarono, per rinuncia del predecessore, ben quattro preti (don Gregorio Bottesi da Lundo, di cui si è già detto, don Antonio Bertini da Cimego, don Giovanni Fruner da Ballino, don Girolamo Rigotti da Godenzo). Due sono i curati che nell’800 sono rimasti a lungo e hanno lasciato a Favrio la loro impronta: Don Giovanni Zanini da Fiavè, dal 1832 al 1847, seppellito a Favrio fuori dalla porta della chiesa sulla sinistra entrando, e don Silvestro Nardelli da Sopramonte, dal 1869 al 1898. Quelli del ‘900 li elenchiamo tutti perché qualcuno ancora se li ricorda: don Tobia Maestri, don Fausto Coser, don Lucillo Carli, don Giocondo Ambrosi, don Luigi Gabalin, don Giuseppe Bottura, don Pietro Franzelli, don Gioachino Delaidotti, don Carlo Calliari.

Adesso, come è noto a tutti, la chiesa dipende dalla parrocchia di Fiavè.

Album foto della chiesa

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Origini di San Biagio

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