Le Vecchie fontane di Favrio

Autore: Arrigo Franceschi

Negli ultimi tempi nelle piazze dei nostri paesi sono comparse moltissime fontane nuove: in parte sostituiscono quelle che esistevano, altre sono realizzate ex novo. In merito i progettisti si sono sbizzarriti, realizzandone di tutti i tipi: quadrate, rettangolari, rotonde, pentagonali… con le rifiniture e gli accessori più strani. Qualcuna è gradevole, ma per la maggior parte non reggono il confronto con l’armonia strutturale di quelle più antiche in granito o in pietra rossa che esistono ancora nei nostri paesi: vale la pena di citare quella di Rango, quella di Stenico, quelle di Zuclo. Ce ne sono molte in  Val Rendena e anche a Trento città, dove forse passano inosservate pur essendo delle vere e proprie opere d’ arte. Mentre le nuove fontane vengono ora realizzate quasi unicamente come arredo urbano, quelle di un tempo avevano scopi ben più ampi.

Prendo come esempio le fontane di Favrio. Esse furono costruite nel 1929 contemporaneamente alla realizzazione dell’ acquedotto che, allora come oggi, captava una sorgente in località Dus e, attraverso la torbiera, arrivava al deposito in località Carcion e quindi in paese. Il costo complessivo dell’opera ammontò a £ 178.070,95, una bella cifra per quei tempi, considerando che con meno di 4.000 lire la mia famiglia acquistò in quegli anni una bella casa e qualche campo. 
Con l’avvento delle fontane in paese avvenne una vera e propria rivoluzione sociale ed economica. Prima per approvvigionarsi di acqua per gli usi domestici bisognava percorrere dai quattrocento ai cinquecento metri per arrivare a una grande cisterna in granito, coperta
da una volta a botte, dove si raccoglieva l’acqua della sorgente a valle del paese; la vasca, così la chiamavano, alimentava un abbeveratoio e un lavatoio. Ricordo ancora che le mie zie raccontavano quante volte al giorno dovevano fare quel pezzo di strada con problemi non semplici soprattutto d’ inverno. Non si sa poi quanto quell’acqua così preziosa fosse davvero potabile, considerando
anche tutte le concimaie situate a monte della sorgente.

Adesso invece c’era a disposizione acqua abbondante e di ottima qualità per tutti, praticamente fuori dalla porta di casa. La stessa comodità valeva anche per l’abbeverata delle bestie, per il bucato e la lavatura dei panni.
Furono realizzate quattro fontane e collocate in posizione strategica dove c’era uno slargo. Due erano semplici abbeveratoi, piccoli e di forma quadrata; le altre due, molto più grandi e di forma rettangolare, erano abbeveratoi e lavatoi. I lavatoi erano costituiti da tre vasche comunicanti tra di loro nelle quali il livello dell’acqua era a quote decrescenti; nella prima, alimentata dal getto che scendeva dalla colonna, si abbeveravano le bestie, e qui l’acqua era sempre perfettamente pulita, nell’ultima venivano lavati i panni, poi risciacquati in quella di centro. 

Di queste vecchie fontane in cemento ne sono rimaste due  che ormai, con l’avvento delle lavatrici e la scomparsa delle stalle, assolvono solo in parte alle loro funzioni originarie: 

un lavatoio all’inizio del paese, restaurato egregiamente negli anni ‘90 dal Servizio Ripristino e Valorizzazione ambientale della Provincia, e un abbeveratoio nella piazzetta a valle della chiesa. Qualcuno a Favrio parla di sostituirle, ma forse sarebbe opportuno mantenerle
come sono perché, anche se non sono di fattura pregevole, rappresentano pur sempre un pezzo della nostra storia.

Ringrazio Paolo Gasperi per avermi fornito i dati qui riportati, reperibili nell’archivio dell’ex Comune di Lomaso

Fontane di Favrio

Fontane nei Dintorni